Attivazione di un “punto di ascolto” riservato agli iscritti SAPAF
Il “punto di ascolto” nasce dall’esigenza di offrire agli iscritti SAPAF uno spazio sicuro, protetto, dovepoter comunicare in modo anonimo i propri stati di disagio, i bisogni, le paure e le difficoltà legate all’attività lavorativa e/o alla vita quotidiana (rapporto con il partner, i figli, vita sociale, ecc). È noto infatti come l’opportunità di esprimere sentimenti, opinioni, emozioni, paure rappresenti un fattore protettivo rispetto allo sviluppo di patologie psichiche e riduca lo stress legato alle varie esperienze di vita.L’idea del “punto di ascolto” prende avvio dall’ipotesi della presenza di una domanda di sostegno e di aiuto da parte dei lavoratori della polizia forestale non presa in carico, e questo a causa di molteplici fattori. Innanzi tutto l’assenza sul territorio di ruoli sanitari con profilo psicoterapeutico, o di consultori di tipo psicologico riservati al personale a cui fare immediatamente riferimento in caso di crisi.(Da qui l’esigenza di ipotizzare percorsi di investimento in risorse umane debitamente formate in questo campo). Accanto a una carenza nelle figure deputate all’ascolto ulteriore elemento di complessità è rappresentato dalla presenza di pregiudizi e timori legati al proprio ruolo lavorativo se associato al concetto di sofferenza psicologica. L’idea di efficacia e efficienza nel lavoro, la responsabilità legata al possesso di armi e la presenta di un contesto connotato in senso gerarchico non possono che costituire un ulteriore difficoltà alla manifestazione e socializzazione di momenti di difficoltà personale. Per tutti questi elementi si è pensato di costituire questo spazio di transizione, il più vicino possibile al lavoratore e il più lontano da logiche legate alle gerarchie di ruolo e alle regole della vita militare, e tutto ciò proprio al fine di ridurre le difese e al contempo facilitare al massimo l’apertura e il dialogo. Il punto di ascolto è stato attivo dal 26 marzo 2008 al 31 luglio 2008 (4 mesi) e al momento attuale non ci è possibile fare un bilancio conclusivo di questa esperienza ma solo sollevare riflessioni e punti di domanda. La conoscenza dell’attivazione di questo servizio è stata promossa grazie alla diffusione via internet il che ha rappresentato al tempo stesso un limite e una risorsa; un limite in quanto non tutti i lavoratori hanno o hanno avuto accesso liberamente nei luoghi di lavoro a una postazione di “rete”; e una risorsa per l’immediatezza del messaggio e la possibilità di una sua rapida diffusione. L’accesso delle persone al punto di ascolto è stato garantito per una precisa fascia oraria, (dalle 14 alle 15) sempre nello stesso giorno della settimana, precisamente il mercoledi. L’anonimato e la privacy sono stati particolarmente pubblicizzati nel messaggio iniziale al fine di ridurre i timori e i pregiudizi legati al “contatto” con lo psicologo e anche il collegamento tra lo psicologo e il SAPAF è stato fortemente ridimensionato mediante la messa a disposizione di un numero telefonico e di un indirizzo e mail indipendenti e gestititi unicamente dal professionista.
Nonostante queste precauzioni e l’idea sicuramente innovativa i risultati non hanno soddisfatto a pieno le nostre aspettative in termini di quantità, mentre dal punto di vista delle tematiche trattate siamo in presenza di rilievi sicuramente molto interessanti. Le persone hanno effettivamente usato il servizio per fare domande e ricevere informazioni rispetto ad argomenti per loro intimamente importanti, sono state esposte soprattutto difficoltà legate alla vita quotidiana, al rapporto con il partner e l’educazione dei figli, ma sono soprattutto le tematiche del lavoro che hanno dato gli spunti di riflessione più significativi. È emerso che un aspetto che angustia profondamente alcuni lavoratori della polizia forestale è quello dei trasferimenti; è normale che gli individui desiderino non sradicarsi dal proprio ambiente di riferimento ma nell’attuale momento storico caratterizzato da grandi difficoltà a trovare situazioni lavorative protette e stabili una scelta di questo tipo apparirebbe sopportabile; tuttavia in questo caso non sembra così. Alcune persone sono profondamente preoccupate di allontanarsi dal proprio contesto e mettono in atto tutta una serie di tentativi per resistere e o ridurre tale evenienza, certo è che tale evento attiva vissuti di tristezza e preoccupazione molto intensi. Ipotizziamo che si potrebbe ovviare in parte a tale problematica formando adeguatamente queste risorse durante il periodo della scuola mediante corsi di problem solving, analisi delle aspettative e anticipazione delle soluzioni, ma anche e soprattutto non alimentando irrealistiche fantasie pseudo rassicuranti.In conclusione di questa breve sintesi rileviamo che il punto di ascolto non intende porsi l’obiettivo di “risolvere” i problemi da di fornire ascolto e contenimento alle persone che ne fanno richiesta e sollecitare il circuito positivo della espressione/riduzione dei pensieri non funzionali. Siamo consapevoli che un progetto per certi versi ambizioso come questo richiede tempi necessariamente lunghi per una sua completa attuazione, è necessaria una comunicazione capillare e rinforzata del progetto per raggiungere tutti i lavoratori, è necessario il tempo del normale “passaparola” tra le persone e soprattutto è necessaria la condivisione dell’importanza e dell’utilità di attivare un’esperienza di questo tipo i cui frutti non potranno che raccogliersi che nel medio-lungo periodo.